LIVIO PIERALLINI

Cimeli di guerra

Foto n. 1) Cartina con le linee d’avanzamento delle Forze Alleate dopo Monte Cassino e lo sbarco di Anzio. La “Battaglia per Arezzo” si svolse fra le “Linie” indicate con le date del 17 giugno e 4 agosto 1944

Foto n. 2) Iniziamo l’esposizione dei cimeli con un involucro che può apparire insignificante, ma che, invece, aveva un contenuto essenziale per il combattente tedesco che se ne disfece: il formaggio “Tilsit”. Sui resti del contenitore si può ancora leggere l’anno di produzione 1942. Il reperto proviene da Poggio Cavadenti

Foto n. 3, 4) Eccezionale ritrovamento in località Stoppiacce, sul versante di Monte Lignano che domina la Val di Chiana. È uno scudetto della 24ª Divisione di Fanteria “Gran Sasso”, evidentemente portato da qualche reduce delle guerre coloniali, poiché la 24ª Divisione, nel 1939, cambiò il nome in “Pinerolo”. Alle Stoppiacce, oltre ai soliti bossoli inglesi e tedeschi e a resti d’ordigni, è stato reperito anche un distintivo della Polizia Militare Inglese, una mezza placchetta identificativa tedesca, una monetina con la svastica (c’erano le Grenadier Guards), un gemello da polsino, il tappo inferiore di una bomba a mano inglese “Mills”

Foto n. 5) Siamo a Malfiano; da qui si controllano la Val di Chiana, fino al Lago Trasimeno, e le vie d’accesso alla Valdambra e al Valdarno. Da pochi giorni i nazifascisti avevano compiuto l’orrenda strage nella vicina Civitella della Chiana e un gruppo di tredici tedeschi, armati con due mitragliatrici, dopo aver ucciso alcuni contadini del luogo, tennero in scacco per diversi giorni gli Alleati che tentavano d’entrare ad Arezzo attraverso uno dei due varchi, separati dall’altura di Agazzi. Tutto ci saremmo aspettati, meno di trovare un bottone della Marina Canadese, probabilmente appartenuto a un addetto ai servizi sanitari aggregato ai combattenti

Foto n. 6) Un soldato inglese, rivoltella in pugno, avanza nella via centrale di Civitella in Val di Chiana semidistrutta. Oltre a compiere la strage di Civitella, i tedeschi uccisero pure contadini e abitanti dei paesi nella vicina Val di Cornia, zona di passaggio per recarsi in Valdambra

Foto n. 6a, 6b) Un gruppetto di cimeli rintracciati in un accampamento che i britannici allestirono in un boschetto vicino Spoiano, nei pressi di Tegoleto, equidistante dai rilievi di Lignano, Civitella e Malfiano, monti ancora in mano alle truppe di Kesselring. Il bosco, dal quale presumibilmente erano stati cacciati i tedeschi (sono state rinvenuti il fondo di un piatto con effigiata la svastica, alcuni bossoli e qualche scheggia), consentiva di nascondere truppe e mezzi fra gli alberi, riparandosi, nello stesso tempo, dal cocente sole estivo. La sosta dei britannici deve essere durata qualche giorno e interrotta bruscamente da un evento sconosciuto, altrimenti non si spiega il ritrovamento di numerosi rasoi di sicurezza, molti bottoni di camicia e giacca (fra i quali quello con i leoni e lo scudo dei Tudor), posate e altro materiale d’uso personale

6c) La parte posteriore del manico di un cucchiaio vista in primo piano; si notano la sigla dell’azienda produttrice e la data 1942

6d, 6e) Insieme ai britannici c’erano sicuramente anche soldati del “Regno del Sud”, giacché abbiamo rinvenuto questo rasoio, con graffito sull’impugnatura il nome di un ufficiale, e un piastrino di riconoscimento di un altro nostro militare

6f, 6g) Una tazzina e un rasoio di sicurezza per radersi, vicino a questi oggetti si vede un tubetto schiacciato, conteneva la pomata da applicare sulla pelle per difendersi dagli attacchi a gas. Intorno all’accampamento sono stati trovati molti altri tubetti vuoti, ne mostriamo alcuni che contenevano dentifrici o farmaci

 

6h) Altro materiale, certamente appartenuto ad un ufficiale britannico: una piccola borraccia per liquore, un fischietto di robusto ottone, perfettamente funzionante, una monetina da mezzo penny con l’effige di Giorgio V. Poco distante ce n’era un’altra con il ritratto d’Edoardo VII

 6i, 6l, 6m, 6n) Un gruppetto d’altri interessanti oggetti. Insieme a vari tipi di bottoni si vedono il distintivo di una decorazione, i fregi da berretto di un appartenente al Reggimento “Essex” e da colletto di un artigliere, nonché il piastrino di riconoscimento di un soldato americano, un’eccezione nel teatro d’operazione aretino

 

 

 

6o) Primo piano del piastrino del soldato statunitense. Chissà come lo perse e come venne a trovarsi insieme ai britannici. Probabilmente fuggì, o fu liberato, dal campo di concentramento tedesco di Renicci, nei pressi di Cortona

Foto n. 7) Cartina inglese che mostra le direttrici d’avanzamento sul Monte Lignano

Foto n. 8) Manifesto repubblichino del maggio ’44 che invitava i Partigiani a consegnarsi e a deporre le armi. Il 26 aprile era stato pubblicato un decreto antipartigiano che dava agli “sbandati” trenta giorni di tempo per presentarsi all’arruolamento nell’esercito della R.S.I., pena la fucilazione nella schiena. Il bando scadeva il 25 maggio e, in risposta, alle 21,15 di quel giorno, i Partigiani lanciarono la loro sfida accendendo un minaccioso cerchio di fuoco su tutti i crinali appenninici

Foto n. 9, 10, 11, 12) Riproduciamo il manifesto d’Alexander, che invitava i Partigiani alla lotta, e di Kesselring, che ordinava stragi e rappresaglie. La ferocia nazista arrivò fino al punto d’impiccare i prigionieri britannici, come accadde a Talla, paese alle pendici del Pratomagno. Le fotografie d’epoca ci mostrano Alexander e Kesselring (foto Enzo Gradassi)

 

Foto n. 13, 14, 15, 16) Una contorta baionetta del fucile Lee–Enfield n. 4, trovata a “Poggio al Vento”. Gli altri reperti provengono da una fossa scavata in cima al poggio e appartennero ad un tedesco, ucciso da una scheggia di granata entrata dalla schiena e uscita dall’addome (si evince dalla direzione dello squarcio nella fibbia del cinturone). Il poggio era in una posizione strategica, poiché domina sia la strada di fondo valle del Casentino, sia una via secondaria che conduce alle pendici orientali del Pratomagno, pertanto fu assalito il 4 agosto del ’44 dalla Compagnia “A” del 2° Camerons della 11ª Brigata Britannica. Il presidio tedesco era di sessanta uomini, composto da due Compagnie della 50ª Panzer Grenadieren Division e un Plotone d’Assalto del Genio. La battaglia, su un’area ridottissima, durò molte ore e gli scontri avvennero pure all’interno di una casa sotto la vetta, sede del Comando tedesco. Solo la Compagnia del Comando riuscì a fuggire, gli altri furono tutti uccisi. Sotto la sommità erano appostati i soldati britannici, che sparavano le “Mills” con il tromboncino lancia granate. La “collezione” di monete d’argento, emersa a pochi metri dalla cima, nel punto dove, a fine battaglia, furono allineati i cadaveri, fu forse fatta da un tedesco, poiché ce n’è pure una russa da 10 Kopeki

 

Foto n. 17, 18) Monte Filetto, il primo baluardo dell’Alpe di Catenaia che s’incontra provenendo dalla Val Tiberina; per liberarne la cima dalle postazioni di mitragliatrici tedesche i britannici spararono centinaia di colpi di mortaio e, nella piazzola dov’erano appostati, abbandonarono i coperchi dei contenitori delle granate. Alcuni hanno eccezionalmente conservata intatta la vernice; sui manici sono impressi i marchi del produttore e l’anno di fabbricazione. Nei pressi è stato rinvenuto anche l’otturatore dello SMLE

Foto n. 19) Capita a tutti noi appassionati di “asfissiare” gl’interlocutori con gli argomenti che ci stanno a cuore; talvolta, però, troviamo persone che condividono i nostri interessi, anche se non li coltivano, e forniscono utili informazioni e indicazioni. Una di queste ci ha portato nei pressi di Borgo alla Collina, sulla strada che dal Casentino porta a Firenze, laddove fu abbattuto un aereo americano. Fra una miriade di frammenti d’alluminio abbiamo trovato i resti di un orecchino, appartenuto ad una delle due sventurate ausiliare che si trovavano a bordo

Foto n 20, 21, 22) Durante la ritirata piccoli nuclei tedeschi si appostarono, in pratica, su ogni poggio che trovavano, preferibilmente se potevano controllare le vie di transito, anche di secondaria importanza come quella, antichissima, che passa dai resti del Castello di Pietramala e da Molin de’ Falchi. I Partigiani cercarono di contrastarli e scacciarli, lo provano i reperti che abbiamo trovato: bossoli del 91 (quello fotografato è marcato 1915), della rivoltella “Bodeo” (ne mostriamo il fondello), pallottole sparate, sia con la rivoltella, sia con un antiquato Vetterli calibro 10,35. Vicino alle rovine delle case è emerso pure il poggiaspalla del fucile–mitragliatore Breda 37. Il 14 luglio del ’44 i tedeschi applicarono alla lettera le disposizioni di Kesselring e fecero la solita strage, sul posto e nella vicina frazione di S. Polo

Foto n. 23) Una per tutte, vi mostriamo una sperduta lapide rintracciata a Molin de’ Falchi. Ricorda l’uccisione di una mamma con i suoi due bambini. Chi può essere stato l’alieno che compì una simile atrocità? Molti soldati dell’Esercito tedesco, peraltro, non condividevano le barbare disposizioni di Kesselring e, talvolta, avvertivano la popolazione e consigliavano di allontanarsi perché erano in arrivo “…i cattivi tedeschi”. Lo dissero anche ai genitori di uno di noi, intercettati a Loro Ciuffenna mentre stavano tornando a San Giovanni Valdarno dal luogo dov’erano sfollati, consigliando di tornare indietro. Sul Pratomagno, peraltro, ci fu un rastrellamento in cerca dei Partigiani della Divisione Garibaldina “Arno”, circa duemila sotto il comando di “Potente”, perlustrazione che portò all’uccisione di molte persone e all’incendio di un paese. La casa dei nonni, nei dintorni della quale era nascosta una mitragliatrice e che vedeva ospitati i Patrioti, fu danneggiata con le bombe a mano e i calci dei fucili (noi eravamo nascosti nei boschi)

Foto n. 24) Anche questa è un’immagine esemplificativa degli orrori compiuti dai nazifascisti; S. Polo è stata liberata è si recuperano le vittime della strage

Foto n. 25) Un gruppetto d’inglesi si avvicina cautamente a una casa colonica, nella quale potrebbero essere nascosti i tedeschi

Foto n. 26) Il re d’Inghilterra Giorgio VI in visita alla zona dove è ubicato il colle di Campriano, piccola frazione a pochi chilometri da Arezzo e dalla quale si controllano le importanti vie che portano sia in Val Tiberina, sia verso il Casentino e Firenze. Le pendici dell’altura furono raggiunte il 23 luglio dal 3/12 Frontier Force Regiment, supportato dai carri armati della Warwickshire Yeomanry e da uomini della 4ª Divisione Indiana. In cima c’è un monastero e da lì i tedeschi guidavano i tiri d’artiglieria. Il luogo era circondato da trappole esplosive e solo il 27 fu conquistato; i morti furono tantissimi

Foto n 27, 28) Nell’assolata mattina del 16 luglio un carro armato britannico entra finalmente nella città semidistrutta. Poi i carristi si concedono un meritato riposo

Foto n. 29, 29a) Una colonna di jeep britanniche su una strada fra le colline, sopra la Val di Chiana e sulla statale che, dal Lago Trasimeno, conduce ad Arezzo; sullo sfondo la cittadina di Castiglion Fiorentino

Foto n. 30) Prigionieri tedeschi in posa

Foto n. 31) Un repubblichino catturato dai Partigiani

Foto n. 32, 32 bis) Nei pressi del “Sasso della Regina” abbiamo trovato un caricatore vuoto del fucile mitragliatore Thompson, perso durante la concitata fase dell’inseguimento dei tedeschi, in ritirata in direzione dell’Eremo delle Caselle e della Verna. Il cimelio l’osserviamo dai due lati

Foto n. 33) In quest’immagine vediamo un soldato britannico armato di Thompson che familiarizza con persone del posto

Foto n. 34) Sempre da Catenaia, zona Monte Castello, proviene la tazzina inglese, trovata insieme ad un’altra, in pessime condizioni e forata da un proiettile, vicina a resti di giberne piene di caricatori per il Lee–Enfield e ad alcuni bottoni con in rilievo lo stemma dei Tudor

Foto n. 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42) Fra i boschi di Catenaia capita di trovare di tutto; vi mostriamo un fodero di baionetta “a chiodo” per il Lee–Enfield n. 4, un paio d’occhiali, purtroppo con il poggianaso staccato e privi di stanghette, nonché un coltello tattico inglese; ma dal terreno sono emersi nastri di mitragliatrice e resti di otturatori MG e SMLE, un termometro, tubetti di medicinali, bottigliette, caricatori per vari tipi di pistole e del Bren, una baionetta del 91/38, monete e coltellini, scatolette, taniche benzina, ecc. I ferri di mulo sono fra i più frequenti ritrovamenti, poiché questi animali erano indispensabili per percorrere l’intrico di sentieri della montagna e furono utilissimi per costruire la cosiddetta “Strada degli Inglesi”

Foto n. 43, 44) Alcuni soldati indiani Sikhs, il primo è armato con il fucile SMLE Mk III*, gli altri con mitragliatori Thompson

Foto n. 45, 46) Oggetti rimasti al suolo dopo il recupero dei resti di coloro ai quali appartennero, fra loro un soldato dell’esercito tedesco che possedeva questo distintivo della Grande Guerra, e un altro che, almeno a giudicare dalla piastrina intonsa, figura ancora tra i “dispersi”. I tedeschi si ritiravano gradualmente dalle cime più alte di Catenaia, opponendosi con determinazione agli Alleati. Lo “raccontano” i bossoli che si rintracciano dietro i faggi: un gruppetto sparati con lo SMLE, con il Bren o col Thompson, poco più avanti pochi colpi del Mauser o esplosi con la MG (si riconoscono dalla bocca deformata); poi, per trenta – quaranta metri, niente e, di nuovo, mucchietti di cartucce. Una caccia feroce a spietati nemici tra gli alberi e le macchie di ginestra, negli avvallamenti e fra i massi

Foto n. 47) Liberata Arezzo, ecco come gli inglesi si mossero verso l’Alpe di Poti, quella di Catenaia e il Casentino

Foto n. 48) A Faella, alle pendici del Pratomagno, un soldato inglese si avvicina cautamente ad un fiasco, posto in bella vista sulle macerie. Il contenitore era una trappola mortale, collegata a tre chilogrammi d’esplosivo

Foto n. 49) Gli abitanti di un paese camminano sui resti delle loro case. Gli sfaceli furono provocati prima dai bombardamenti, poi dai tedeschi in fuga che, per rallentare l’avanzata Alleata, minarono ponti e interi quartieri

Foto n. 50) Alcuni oggetti trovati a Poggio alla Croce, dominante uno dei valichi che dal Valdarno portano a Firenze. Partigiani e Britannici dovettero lottare duramente per scacciare i tedeschi