Testimonianza di: Maria Assunta Lammioni tradotta in italiano

Testimonianza originale in Inglese di Assunta Lammioni rilasciata alla commissione d inchiesta Sib nel 44

 

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Civitella,3 Novembre 44.Arezzo

DICHIARAZIONE DI': LAMMIONI Maria Assunta, Civitella AREZZO - Femm. 34 anni.

Che ha detto:

 

Sono la vedova di LAMMIONI Giovanni Battista, che aveva quarantotto anni. Eravamo
venuti qui da Arezzo nel Giugno del 43. Abbiamo quattro figli, Davide, un ragazzo di 13 anni,
Luigina, una ragazzina di 11 anni, Maria Rosaria, una bambina di 9 anni e Paolo, un bimbo di
un anno.

Domenica 18 Giugno 1944, tra le 17,00 e le 17.30, ero in casa con i bambini quando
ho sentito tre spari. Sono andata alla porta e ho visto due soldati tedeschi in mezzo alla
strada. C'erano tre razzi nel cielo. Dopo un minuto o due è arrivato mio marito e mi ha detto di
restare in casa in caso di disordini. Mio marito è rimasto con me fin verso le 20.45 e poi se ne
andato ad ascoltare la radio da qualche parte. Sarà stato verso le 21.30, penso, quando ho
sentito, delle raffiche di mitragliatrice. Poco dopo, ho sentito qualcuno che chiamava mio
marito e gli diceva di entrare in casa, e io gli ho domandato dov'era quando èra avvenuta la
sparatoria. Mi ha risposto che era stato a casa del Signor SABATINI ad ascoltare le notizie
alla radio. Appena aveva sentito gli spari era corso a casa. Mentre correva per la strada
aveva incontrato un civile che diceva di essere stato ferito. Mio marito non si era fermato e
quindi non era in grado di dare il nome dell'uomo ferito. Quella sera non sapevamo ancora
cos'era successo al "Circolo Dopolavoro".

La mattina seguente, Lunedì 19 Giugno 1944, il paese era già in piedi alle 05.00 e tutti
stavano facendo i preparativi per partire. Avevamo saputo dell'uccisione dei due tedeschi e a
quanto pareva tutti' pensavano che fosse colpa dei partigiani. Mio marito ed io abbiamo
deciso di partire e dopo aver impacchettato in fretta poche cose e vestito i bambini, verso le
05.30 siamo partiti dal paese. Siamo andati da un contadino, CIARDI Fortunato, che ha un
podere ad un chilometro e mezzo circa a nord di CIVITELLA. Siamo rimasti in questo podere
fino a Mercoledì 21 giugno 1944, e verso le 11.00 siamo partiti per andare al nostro podere,
MALFIANO, che è a circa due chilometri a nord di CIVITELLA. Siamo rimasti lì fino alle 18.00
di Sabato 24 Giugno 1944, quando siamo partiti per CIVITELLA, dove Siamo arrivati alle
19.00 della stessa sera.

Da allora tutto era tranquillo a CIVITELLA, anche se sembrava che tutti vivessero con
la paura di quello che poteva succedere

Martedì 27 giugno 1944 un soldato tedesco venne a casa mia a chiedere una radio o
una macchina da scrivere. Non so descrivere il soldato a parte; dire che pensavo che fosse un
ufficiale poiché portava una cintura di pelle e le spalline. C'erano dei segni sulle sue spalline
ma non riesco .a ricordare cosa fossero. Gli spiegai che non avevo nessuna delle due cose, ma lui era con un altro soldato tedesco e insieme si misero a cercare in casa mia. Il primo
soldato aveva un foglio con una lista di nomi. Mi chiese diverse cose ed io capii che erano
persone che avevano apparecchi radio o macchine da scrivere. Poi se ne andarono da casa
mia ed io vidi che c'era un terzo soldato che guidava una grande macchina bianca. Guardai e
li vidi prendere la radio dal parroco, Don Alcide LAZZARI, e dopo seppi che avevano preso
tutti gli apparecchi radio che erano riusciti a trovare.Giovedì 29 giugno 1944 tutta la mia 'famiglia si era alzata la mattina presto, verso le05,00, poiché avevamo sentito che gli inglesi non erano lontani e riai avevamo alcune coseche volevo nascondere ai tedeschi. Preparai i bambini per la messa e due di loro andarono a
quella delle 05,30, Luigina e Maria Rosaria. Verso quest'ora sentimmo voci tedesche che
gridavano fuori del paese e mio marito andò a vedere cosa stava succedendo. Ritornò dopo
un po' e disse che i tedeschi stavano venendo su per la collina verso il paese e sparavano
mentre arrivavano. Mi disse di non preoccuparmi perché non avrebbero toccato donne e
bambini e che lui se ne sarebbe andato immediatamente. Erano a quel punto più o meno le
07,30. Mi salutò con un bacio e mi disse di andare a prendere i bambini in chiesa e che tutto
sarebbe andato bene. lo allora andai a prendere i bambini in chiesa e tornai, a casa mia. Il
rumore degli spari era allora dappertutto. Decisi di andare a casa di mio cognato, LAMMIONI
Dante, per avere compagnia. Ero appena arrivata a casa sua con i miei bambini quando sentii qualcuno che gridava che mio marito era stato ammazzato. Volevo andare da mio
marito ma le persone che erano in casa mi impedirono di farlo. Cercai di vederlo dalla finestra
e questo è tutto quello che ricordo perché svenni. Quando mi ripresi c'era qualcuno che
bussava alla porta. Quando aprirono vidi tre, soldati che potevano essere tedeschi, ma che,
penso, erano italiani perché parlavano italiano corrente con un accento che sembrava
toscano. Non' so descrivere molto bene questi soldati eccetto dire che portavano elmetti
d'acciaio e giacche mimetiche. Avevano anche una specie di maschera sulla parte bassa
della faccia. Questi soldati dissero a tutti di uscire, ma vedendo me con un bambino di un
anno mi dissero che potevo restare. Le altre persone, inclusi i miei tre bambini, furono portati
fuori. A questi soldati se ne unirono altri sette e a quel punto cominciarono a frugare in tutti i
cassetti, prendendo quello che volevano e buttando il resto sul pavimento. Quando ebbero finito di cercare cominciarono a tagliare il materasso del letto e a buttarci qualcosa che
sembrava benzina. lo cercai di andarmene fuori quando vidi tutto questo ma quei soldati si
misero solo a ridere di me e del mio bambino e cominciarono a dar fuoco alla casa. A questo
punto rifiutarono di lasciarmi andare. Dopo un po' eravamo rimasti solo io ed un soldato, ma
lui rifiutava ancora di lasciarmi andare con il mio bambino. A questo punto la casa era tutta in
fiamme. Dovetti inginocchi armi davanti a questo demonio, pregando per la vita del mio
bambino soltanto, dicendogli che avevano già ammazzato mio marito e che non sapevo dove
fossero stati portati, gli altri figli miei.

All'inizio rise del mio stato e fece per andarsene dall'edificio, poi sembrò cambiare idea e mi disse:

"Via" .. Con difficoltà riuscii a lasciare la casa con il mio bambino senza bruciarci.
Quando uscii fuori ero dalla parte opposta a quella dove giaceva mio marito. Volevo fare il
giro per andare da lui quando vidi mio cognato steso in mezza alla strada. Gli avevano
sparato ed era per terra in un lago di sangue. Gridava: -"Ciao Armida." (Armida era sua
moglie). Un soldato. che, parlava perfettamente italiano,allora, gridò ad uno dei suoi camerati: " Questo maiale grasso non è ancora morto, sparagli un'altra volta." Sentii allora altri spari e
capii che avevano sparato un altra volta a mio cognato. Arrivai vicino a dove era disteso mio marito quando arrivarono dei soldati tedeschi e mi dissero di andare via. Notai che tutti andavano in direzione di POGGIALI e allora li seguii Per la strada vidi una decina di corpi,
uno penso che fosse di una donna. Tutti questi corpi erano stesi in laghi di sangue. A
POGGIALI andai all'orfanotrofio e trovai il posto pieno di donne e bambini tutti di CIVITELLA.
Verso le 13,00 dello stesso giorno, accompagnata da GIOVANNETTI Elda, tornai al paese a
cercare il corpo di mio marito. Un'ora più tardi, mentre ci avvicinavamo a CIVITELLA, un
uomo urlò verso di noi dalle rovine e ci chiese chi eravamo. All'inizio ci impaurimmo e
cercammo di nasconderei, ma poiché quest'uomo ripeté la domanda gli rispondemmo. Allora ci disse di continuare fino al paese. Qui scoprimmo che l'uomo era un Carabiniere di
FIRENZE che si chiamava TAVARNESI Delfo, e che la sua famiglia abitava a CIVITELLA.
Sapevo che mio marito era morto e qualcuno mi aveva detto che mio cognato LAMMIONI
Luigi era stato ferito edera all'ospedale. Ci andai e Luigi mi disse che tutto quello che restava
di mio marito era il suo cappello e una pozza di sangue. Mi disse anche che sua moglie
Marietta e le due bambine, Giuliana, di 4 anni e Maria Luigia di 2 e mezzo, erano bruciate vive nella loro casa.

Lasciai l'ospedale verso le 15,00 e andai nel punto dove avevano sparato a mio
marito. Tutto quello che trovai era il suo cappello e un lago di sangue. Tornando a casa
trovai tre corpi stesi fuori della porta. Uno dei corpi era quello di mio fratello MENCHETTI Torquato, di 28 anni La parte inferiore del corpo era bruciata, aveva una ferita di una pallottola che gli attraversava il cuore, ma riuscii a riconoscere i suoi lineamenti. L'altro corpo, quello del prete Don Alcide LAZZARI era orrendamente bruciato, restavano solo la testa, le spalle e le braccia. Anche lui lo riconobbi dai lineamenti. L'ultimo corpo, quello di CALDELLI

Ivo, era così tanto bruciato che i pantaloni e gli stivali erano i soli mezzi di identificazione.
Questi' mi erano familiari perché lui era il mio vicino di casa. La mia casa era stata
completamente distrutta dal fuoco.

Andai a trovare i miei genitori e trovai il corpo di mio padre steso sul pavimento, Aveva
diverse ferite da sparo, nella testa ed era in un lago di sangue. Era troppo per me e così
ritornai all'orfanotrofio di POGGIALI.

La mattina dopo, verso le 07,00, tornai a CIVITELLA per continuare a cercare il corpo
di mio marito. Verso le 10,30 BARTOLUCCI Rosa mi disse che il corpo di mio marito era nel
negozio del fabbro. Entrando nel negozio vidi il corpo di mio marito che aveva diverse ferite di pallottole nel petto,

Verso le 11,30, con l'aiuto di altre donne, portai il corpo in chiesa. Più tardi ottenni dalla signora SABATINI alcune tavole con le quali feci bare per le seguenti persone:- mio marito, LAMMIONI Giovanni, mio padre, MENCHETTI Luigi,mio fratello, MENCHETTI Torquato, mio cognato, LAMMIONI Dante, mia cognata, LAMMIONI Marietta, e la nipotina LAMMIONI Giuliana di 4 anni,

Verso le 17,00 di sabato 1 luglio 1944 il corpo di mio marito fu messo in una bara e
portato al cimitero locale su un carretto. Non c'era nessun prete presente al funerale ..

Tornai a CIVITELLA con la mia famiglia domenica 2 luglio 1944 per cercare di
recuperare alcune cose da casa mia. Eravamo lì solo da pochi minuti, pero, quando
arrivarono .dei soldati tedeschi e ci dissero di .lasciare il paese immediatamente, Non so
descrivere questi soldati perché avevo troppa paura per farci tanto caso. Quella sera andai a

MALFIANO con la mia famiglia e ci restai finché CIVITELLA venne occupata dagli inglesi,
credo il 2 agosto 1944.

Non so niente dei tedeschi che commisero questa atrocità anche se penso che erano aiutati da un po' di italiani in uniforme tedesca .

Mio marito non era un partigiano e non si interessava per niente alle loro attività. Non
apparteneva a nessun partito in particolare, anche se una volta era stato un fascista.

 

Ho letto la presente dichiarazione. E' vera e corretta. Appongo alla presente la mia

firma.

(firmato) LAMMIONI Maria Assunta.

 

Dichiarazione scritta in italiano e firmata alla presenza della testimone MAGINI Livia,
interprete, alla presenza del sergente CLEWLOW, entrambi della Sezione 78, SIB, venerdì 3
novembre 1944, a CIVITELLA, AREZZO.
Certifico che la presente traduzione dall'italiano è vera e corretta e al meglio delle mie
capacità.